Simone Weil parla di “mancare la propria vita“, un concetto che trovo affascinante, quasi magnetico nella sua complessità.

Per quello che ho imparato nel lavoro con le persone che ho avuto il piacere di accompagnare in questi anni e per quello che la Vita ha insegnato a me personalmente, “manchiamo la nostra vita” ogni volta che scambiamo la possibilità di una vita piena e felice con quella di una vita conosciuta, rassicurante, ma a metà.

Ogni volta che non ascoltiamo le nostre voci più profonde e accettiamo che siano gli altri a guidare le nostre scelte.
Ogni volta che non legittimiamo il nostro sentire credendo di non avere altra via d’uscita.
Ogni volta che schiacciamo le nostre emozioni, non credendole accettabili o attraversabili.

Per fortuna le nostre voci più profonde, la nostra vera interiorità, se non accolte, non smettono di farsi sentire.
Senso di inquietudine, ansia, sensazione di essere sopraffatti, abbassamento del tono dell’umore ...tutti segnali che chiedono di essere visti, accolti, “presi sul serio”.
Tutti segnali che rimandano a quel concetto di “mancare la proprio vita” e al desiderio di non permetterlo.

Ci vuole coraggio, certo, ma come ben racconta Laura Campanello “non nel senso della forza bruta di chi non teme nulla e se ne frega di tutto e tutti, ma il coraggio di chi accetta i limiti e tollera di fallire, di chi prova più strade prima di trovare quella migliore per sè, di chi crede che valga la pena provarci e farlo davvero e quindi si avvia sulla rotta della consapevolezza e della responsabilità“.

Per questo motivo offro percorsi psicologici di persona o da remoto a tutti coloro che per nodi arcaici, fattori contingenti o sintomi ingombranti, sentono di “mancare la propria vita”… e non hanno intenzione di permetterlo!